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Stazzema

Altezza: 430 m s.l.m.
Abitanti: 234 (censimento 2001)
Chiesa: S. Maria Assunta
 

POSIZIONE GEOGRAFICA

Stazzema è situata in una posizione strategica dalla quale si può dominare tutta la vallata delle Mulina, con la visione dei paesi di Pomezzana e Farnocchia e con lo sfondo del monte Forato, del Procinto col Nona, il monte Corchia e la Pania della Croce che domina il paesaggio.

STORIA

Il toponimo Stazzema è citato per la prima volta in un documento del 31 agosto 855 deposto nell'archivio arcivescovile di Lucca e successivamente in un documento del 886, in cui compare il toponimo Statime. In altre carte successive si legge Stashema, Stassema, Stathiema (pronuncia Staziema) e anche Statio Hiemalis, abbreviato in Stathiemalis e quindi Stathiema, con il significato di vera e propria stazione-alloggio. Inoltre secondo alcuni documenti altomedievali il toponimo Statiema, formato dal vocabolo Statio e dal suffisso ligure Ema, assume il significato di “luogo di sosta e di ricovero”, dato il clima temperato e secco. In altri documenti del 995 e del 1018 si fa cenno ai toponimi Statieme e Stantieme.

Stazzema resta infeudata ai Nobili di Versilia, o di Corvaia e Vallecchia, e così nell'anno 991 il Vescovo di Lucca deve concedere loro la metà delle rendite che la Pieve di Santa Felicita in Valdicastello e lo stesso Vescovo traevano annualmente anche dagli abitanti di Stazzema. Le rendite consistevano in vino, olio, bestiame e 24 danari d'argento da consegnare una volta all'anno nel mese di maggio. Tra il X° e l'XI° secolo si ha la presenza a Stazzema dei maestri comacini, il cui nome significa “cum machina” (lavoranti su impalcature), provenienti da Como, autori delle figure antropo-zoomorfe della facciata della Pieve di Santa Maria Assunta. Nell'anno 1000 sono attive le antiche miniere di ferro e d'argento del Bottino. Nel 1202 i lucchesi, acerrimi nemici dei Nobili di Versilia a causa della loro alleanza con Pisa, mettono a ferro e fuoco Stazzema e i villaggi di Pomezzana e Farnocchia. L'incendio si ripete nel 1208. Il pericolo costituito dalle incursioni lucchesi porta nel 1210 alla firma di un patto difensivo. Nello stesso atto si parla di un castello di Stazzema. L'edificio sorgeva dove ora è la canonica della Pieve ed fu sede di un'amministrazione speciale dipendente dalla Vicaria di Pietrasanta. Lì erano stati collocati dieci uffici: quello dei quattro sindaci della vicaria; dei rappresentanti della comunità di Stazzema e dei comunelli delle Mulina, di Farnocchia, di Pomezzana e di Levigliani; quello dei rappresentanti delle strade dello stesso comunello di Levigliani e dei comunelli di Retignano, Ruosina, Gallena, Terrinca, Pruno e Volegno, Cardoso e Malinventri.

Per mantenere il controllo di un potere così vasto, gli antichi feudatari si dovettero dichiarare deferenti alle autorità lucchesi. Questa cosa durò fino al 1225, quando proprio a Stazzema, si dettero convegno nella chiesa di S. Maria, i Nobili per stipulare un nuovo patto di alleanza con la repubblica di Pisa e con la Garfagnana, in sodalizio con i comunelli di Pomezzana, Farnocchia, Terrinca e Levigliani. Tutti uniti contro Lucca in quella che sarà chiamata Lega di Stazzema. Dopo scontri e guerriglia protrattisi fino al 1242, Lucca condusse il suo affondo nel 1255 quando Guiscardo prima distrusse e poi ricostruì la rocca accanto alla chiesa. Nel 1272, i Nobili di Versilia e di Garfagnana vennero banditi “in perpetuo” dal territorio, Stazzema compresa. La dominazione lucchese durò in fasi alterne fino a quando rientrarono gli antichi Nobili protetti da Pisa, la cui permanenza nelle istituzioni si prolungò al 1369. Che l'avversione degli stazzemesi nei confronti di Lucca non fosse stata perdonata, lo si constatò nel 1427 con la distruzione della roccaforte da parte dei lucchesi. Nel 1484 Stazzema si liberò dei lucchesi con l'arrivo dei genovesi. Pacifico fu poi il passaggio al governo fiorentino dal quale ottenne “favorevoli capitolazioni”, fin quando Piero dei Medici, fidandosi della parola del re francese Carlo VIII gli cedette provvisoriamente il territorio al fine di permettergli il passaggio verso Napoli. Il terreno non venne restituito ai fiorentini bensì venne venduto ai lucchesi. Il ritorno al dominio fiorentino e la liberazione dalle pretese lucchesi fu sancito nel 1513 con il lodo di papa Leone X, il paese passò a far parte del capitanato di Pietrasanta.

Il benessere del paese fu stroncato dalla peste del 1523, al punto che l'anno dopo l'epidemia costrinse la gente a fuggire dalle proprie case preferendo vivere nelle piane all'aperto, nei boschi e, in caso di maltempo, nelle grotte vicine. Scomparsa la peste nel 1525 si festeggiarono i santi Rocco e Sebastiano, ricostruendo in marmo il vecchio oratorio di legno, dedicato a S. Giovanni Battista. Nel 1574 venne eretta la Casa di Compagnia, chiamata anche Casa della Pieve. Nel 1586 venne erogato un consistente contributo al fine di provvedere agli impegni assunti dall'Opera della Pieve. Il 5 luglio 1939, per iniziativa del proposto, la Casa di Compagnia di Stazzema venne trasformata in sala cinematografica. Nell'estate del 1944 Stazzema fupresa d'assalto dagli sfollati della Versilia e di alcune città vicine, nella speranza di salvarsi dagli ordini del comando d'occupazione tedesco volti ad allontanare la popolazione dai lavori di preparazione difensiva lungo la Linea Gotica e dai bombardamenti alleati. Nel 1970, per iniziativa del ministro socialista dei lavori pubblici Giovanni Pieraccini sollecitato dal giornalista parlamentare Giorgio Giannelli, il presidente della Repubblica Giuseppe Saragat concesse la medaglia d'oro al valore militare.

LUOGHI D’INTERESSE

PIEVE DI SANTA MARIA ASSUNTA

Secondo alcuni studiosi l'antica Pieve venne costruita sui resti di un tempio pagano già edificato dai soldati romani e dedicato a Minerva. Il primo documento di questa Pieve depositato nell'archivio arcivescovile di Lucca è datato 871, mentre un altro è dell'anno 886, il quale afferma: “La chiesa della Beata Maria è situata nella località chiamata Statime”. Da una carta del 991 si ricava che questa Pieve dipendeva dalla Pieve di Valdicastello, alla quale i Nobili di Versilia, attraverso gli uomini di Stazzema e Pomezzana, dovevano fornire vino, olio, frutta e bestiame. Nel 1255 i Nobili di Versilia, alleati della Repubblica di Pisa e uniti alle comunità della Garfagnana, firmarono in questa chiesa un patto chiamato “Lega di Stazzema” contro il nemico comune lucchese. Per rappresaglia, nel 1272, i miliziani di Lucca incendiarono il sacro edificio distruggendolo. La Pieve venne ricostruita con il materiale del vicino castello di Stazzema, che sorgeva a 300 metri sul canale delle Mulina: ancora oggi alcuni reperti, presenti all'interno e sul lato a ponente della chiesa, testimoniano l'esistenza di un'antica fortificazione. Parte del materiale adoperato è in pietra arenaria, marmo venato, sasso morto e breccia.

La chiesa fu rifabbricata ancora a una navata, con abside rivestita da bozze di marmo e pietra locale, ornata di fregi e piccole sculture, opera delle famose maestranze comacine. Le figurine antropo-zoomorfe della facciata, tutta in marmo bardiglio locale, rappresentano figure maschili, forse guerrieri, mentre originali elementi scultorei rimandano ai simboli degli evangelisti (bove, aquila e leone), altri sembrano rifarsi ai simboli zodiacali. Questi simboli compongono un insieme d'immagini derivanti dai bestiari medievali, di frequente impiego nelle rappresentanze artistiche dell'epoca. Sulla porta centrale d'ingresso, detta comacina, poggia un arco ornamentale con tettoia. L'impostazione della facciata dovrebbe essere opera, se non di Bonuccio Pardini, certamente di qualche suo allievo. Ultimo abbellimento della facciata, in ordine di tempo, è il recente affresco di Marcello Tommasi. Il rosone è attribuito a Lorenzo Riccomanni (1431), autore anche di quello del Duomo di Pietrasanta. Il loggiato che collega il tempio alla canonica, costruito nel 1607, si compone di 3 eleganti arcate a tutto sesto e colonne di marmo ed è fondato sul muraglione-sperone e comprende parti dell'antica rocca. Delimitato da un muro a ponente, le 3 finestre furono chiuse a vetro per riparare dal vento, mentre il pavimento di piastroni è stato costruito con la breccia dorata proveniente dalle sottostanti cave del Rondone. Solo dieci anni dopo si aggiunse il pozzo cisterna per la raccolta delle acque piovane. Sotto il porticato, sul muro della chiesa, accanto alla porta, un'antica urna cineraria in marmo probabilmente del periodo romano imperiale (III° secolo).

Tra il XV° e il XVI° secolo iniziò una radicale opera di ampliamento che trasformò la chiesa da 1 a 3 navate, aumentando la profondità di una decina di metri, sopprimendo l'abside, aprendo 4 arcate e inserendo colonne in cipollino delle vicine cave a sorreggere gli archi. Per il fianco della navata di sinistra fu adoperato lo stesso bastione dell'antica rocca eretta in difesa della valle dai lucchesi nel 1470 in lotta con i genovesi, alleati dei fiorentini. Per il fianco di destra fu usato il materiale tolto dalla demolizione dell'abside e dall'apertura degli archi. Nello spazio ricavato dal prolungamento della navata fu innalzato l'altare maggiore e costruito il coro. Sull'altare maggiore venne posto un trittico su tavola ad opera di Pietro da Talata, intitolato “Assunzione della Vergine”: al centro della tavola, in una trionfale mandorla, la Vergine consegna la sua cintura a San Tommaso, incredulo del miracolo dell'assunzione in cielo; nella parte inferiore del dipinto sono raffigurati i 12 apostoli attorno al sepolcro vuoto di Cristo, ciascuno in atteggiamento particolare, di sconforto, di meditazione o di preghiera; completano il quadro le figure dei Santi Giustina e Giovanni Battista, 2 coppie di angeli ai lati della mandorla e altri 5 ai vertici del trittico. Il portale d'ingresso della sagrestia, recante la data 1499, attribuito a Lorenzo Stagi, in marmo bianco, presenza un fregio sotto la cornice, divisa da una ghirlanda di foglie di quercia. Il campanile, costruito fin dal XIV° secolo a pietre quadrilatere del luogo, distrutto dai lucchesi nel 1470, appena ricostruito venne abbellito di campane. Colpito dalle saette, il campanile fu restaurato nel 1587. nuovamente colpita nel 1739, la torre venne rifatta secondo il disegno dell'ingegner Marco Veraci e terminata nel 1749.

Completati la sagrestia e il coro nel 1595, il 28 aprile 1651 il vescovo di Lucca elevò Stazzema alla dignità di Pieve, con giurisdizione sulle chiese di S. Michele di Farnocchia, S. Sisto di Pomezzana, Madonna della Neve e Maria Maddalena di Petrosciana. Secondo un disegno datato 1655 si entrava nel cortile-sagrato della Pieve da un portale a tettoia appoggiato al fianco del muro della chiesa. Il campanile era ricoperto nella parte bassa da un grottone o cumulo di terra. La canonica ha pianta trapezoidale, due piani fuori di terra, basata sui muri larghi e massicci campeggia sulla valle con archetti visibili dalla parte dell'orto. La parte posteriore della chiesa presenta 2 finestrelle rettangolari che illuminano il coro. L'interno della Pieve presenta sovrapposizioni in stile barocco, espressione degli interventi completati nel XVIII° secolo. Già nei secoli XVI° e XVII° la Pieve si era arricchita di molte opere: altari, il nuovo fonte battesimale, confessionali, portali e bassorilievi, alcuni opera di artigiani locali. Il pulpito è ottagonale, appoggiato a una colonna e sorretto da 3 angeli. Sul muro perimetrale a destra della porta centrale, racchiuso da una nicchia, il fonte battesimale a coppa, poggiante su 2 gradini di marmo, in breccia dorata del Piastraio. Alla sua sinistra troviamo l'antico fonte battesimale, originario del 1444, con struttura esagonale realizzato in breccia dorata.

Dal 1628 al 1649 vennero eretti 7 altari utilizzando i marmi mischi e breccia della cava del Piastraio. L'altare maggiore è del 1638, opera dei fratelli Battista e Jacopo Benti, con pilastri e colonne di marmo fiorito e un baldacchino dorato a forma di corona che incornicia la tela dell'Assunta in cielo, circondata dai santi Giovanni e Rocco, opera del pittore Felice Ficherelli. Tra gli altri altari si annoverano quello della Madonna dei dolori, opera di maestranze versiliesi del XVII° secolo, eseguito in marmo bardiglio, breccia violetta e statuario bianco, con capitelli corinzi che sorreggono l'architrave e l'altare del SS. Sacramento, in breccia del Piastraio, bardiglio e bianco. L'altare della Presentazione al tempio, in marmi policromi, venne eretto nel 1638. Il primo altare della navata destra è quello della Madonna della neve con Bambino che tiene in mano una palla di neve e i Santi Margherita e Benedetto. Nella navata di sinistra il primo altare (sempre datato 1638) è dedicato alla Madonna del Rosario mentre consegna la coroncina a San Domenico, presenti Santa Caterina da Siena e San Carlo Borromeo; segue l'altare di San Rocco, protettore dalla peste, edificato nel 1643, in marmi policromi del Piastraio. La statua di Sant'Antonio abate, nella navata destra, è opera di Nicolao Civitali. Il soffitto lacunare è composto da 367 formelle, eseguite dopo il 1630, dipinte con rosoncino centrale intagliato e dorato, nel quale è incastonato un esagono con l'Assunta. L'inserimento dell'organo, databile XVII° secolo, opera del fiorentino Filippo Tronci, ha occluso, all'interno della Pieve, la visione del rosone. Il 18 luglio 1789, per delibera di Papa Pio VI, la Pieve fu aggregata alla Diocesi di Pisa.

SANTUARIO DELLA MADONNA DEL PIASTRAIO

Nel XVIII secolo c'era una marginetta denominata del Piastraio perchè vicina a cave dove si ricavavano piastre per coprire i tetti delle case di montagna. Era tenuta in grande venerazione evi accudiva per la pulizia e manutenzione una pia vedova ottantenne, Bartolomea Bertocchi. Nel 1772, essendo l'immagine della Madonna alquanto deteriorata, la Bertocchi ne fece pitturare un'altra a Guglielmo Tommasi. È quella che oggi si vede nel Santuario e il suo titolo è “Madonna del Bell'amore” con il Bambino e un ostensorio con l'Ostia Santa; a sinistra in adorazione, gli evangelisti S. Matteo e S. Luca. Tale fu l'adesione ai pellegrinaggi del popolo versiliese, anche dalle province limitrofe, che don Giovanni Salvatori di Terrinca decise di costruire una chiesa sul luogo dell'antica cappelletta. Don Costantino Apolloni si accinse a realizzarla unitamente agli abitanti di Stazzemaa che facevano a gara per prestare la loro opera. Il Santuario venne ultimato nel 1821, raccogliendo testimonianze di eventi prodigiosi al limite del miracolo. Dopo la seconda guerra mondiale il santuario ha però subito un lento declino.

MONUMENTO AI CADUTI

Davanti all'antica Pieve di S. Maria Assunta, la gente di Stazzema ha voluto inaugurare il 23 giugno 1985 un'opera monumentale per i propri Caduti realizzata dallo scultore americano Fred X. Brownstein. Una figura di un uomo con un'espressione addolorata per le nefandezze d'una guerra “sempre da condannare”, avente una mano appoggiata alla bandiera.

I SENTIERI

ITINERARIO NATURALISTICO: STAZZEMA – MONTE FORATO

Il primo tratto è numerato 5/6 perché comune a tutti e due i sentieri, ma ben presto arriviamo alla biforcazione, dove dobbiamo tenere la sinistra ed imboccare l'ampia pietrosa mulattiera che sale contrassegnata dal n. 6 lasciando a destra il n.5 che porta invece al Rifugio Forte dei Marmi.
Saliamo comodamente prima tra i castagni e poi tra i faggi fino ad incontrare ed oltrepassare lo sterrato che porta a Casa Giorgini, che ritroveremo sul sentiero poco sopra.
A sinistra, scorci tra i faggi, ci fanno intravedere la vetta della Pania della Croce, mentre salendo più in alto, a destra, ci ritroveremo sotto le strapiombanti pareti, prima del Procinto e poi del Nona.
Ignorando i vari sentieri che a sinistra salgono dai paesi a valle, e, a destra, conducono, i primi al Rifugio Forte dei Marmi, gli altri al Passo delle Porchette e al Monte Croce, proseguiamo sempre per il n.6, che innalzandosi ci offre belle viste sulle Panie e sul Corchia.
In circa 2 ore ci ritroviamo così alla Foce di Petrosciana (961 m. s.l.m.).
Qui possiamo scegliere tra diverse alternative. Una prima alternativa è data dal sentiero 110, che passando per il crinale presenta alcuni metri esposti ma agevolati da un provvidenziale cavo di acciaio (diff. EE). Questo sentiero, ad un certo punto, può essere abbandonato per intraprendere, sulla sinistra la via ferrata R. Salvatori che conduce fino alla cima sud del Monte Forato (diff. EEA).
Noi scegliamo comunque l'altra alternativa, imboccando a sinistra il sentiero n.131, che attraverso un bel bosco di faggi, ci porta in circa 20 minuti all'incrocio con il n.12, proveniente da Fornovolasco, in località Casa del Monte.
Qui, dunque, abbandoniamo il 131 che prosegue per la Foce di Valli, e saliamo a sinistra, con il 12, che ci porta, accompagnati dalla vista del Gruppo delle Panie e del versante Garfagnino, in mezz'ora circa davanti all'arco del Monte Forato.
La Cima Nord (1209 m. s.l.m.), dove firmiamo il libro di vetta, con la croce bene in vista è a poche decine di metri.
Per il ritorno abbiamo seguito a ritroso lo stesso percorso.

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

  • Giannelli, Giorgio Almanacco Versiliese, Edizioni Versilia Oggi, 2008-2010, voll. 3-4 (vedi voci “Madonna del Piastraio”, “Pieve di Santa Maria Assunta di Stazzema” e “Stazzema”)

  • Gierut Lodovico (a cura di), Monumenti e Lapidi in Versilia in memoria dei Caduti di tutte le guerre, Associazione Nazionale Famiglie Caduti e Dispersi in guerra – Comitato provinciale di Lucca, 2001.

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