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La Cappella

POSIZIONE GEOGRAFICA

Pieve romanica di S. Martino che, affacciandosi da una piccola spianata sul fianco occidentale del monte Cavallo, domina la valle dalla sua posizione a picco. Posta davanti alle cave del bardiglio, guarda di fianco la mole dell’Altissimo.

Nel 1843 il paese ospitava 1074 abitanti.

STORIA

Il nome compare in una pergamena del 721, presso l’archivio Arcivescovile di Lucca, che rivela l’esistenza di una cappella. Alcuni storici fanno derivare il nome da un’interpretazione toponomastica che ha fatto pensare a un luogo dove erano numerose “cappellae”, cioè capre selvatiche. Per la sua posizione strategica fu l’epicentro di alcuni villaggi di origine romana (Azzano, Minazzana e Fabiano).

Nei primi anni del Duecento risulta che la pieve e il territorio ad essa annesso era di proprietà dei Nobili di Corvaia e di Vallecchia. Nella prima metà del XIII° secolo le parrocchie della montagna si istituirono in Comunelli e quindi in un corpo generale amministrativo riportando tutti alla Vicaria di Pietrasanta. Nel 1299 il Vescovo di Luni concesse il fonte battesimale e l’elevazione a Pieve della Cappella che da allora si distacca dalla chiesa madre di Vallecchia. I possedimenti della Cappella si estendevano dalle pendici dei monti alla pianura, la stessa Seravezza fu sotto la sua influenza fino al 1422. Nel 1401 nel comune della Cappella esplicavano le loro attività 14 tessitrici, un tessitore, un muratore e un legnaiolo. Nel primo decennio del XIV° secolo il Comune si estendeva fino al Ponte dell’Annunziata di Seravezza, al di là a Valventosa e poi al colletto di Ruosina e quindi sulle pendici di quelle montagne fino al monte Altissimo e sul monte di Ripa, nonché alle falde del medesimo, includendo Fabiano, Azzano, Curiceta, Minazzana, Giustagnana e Basati. Nel 1477 la Cappella divenne politicamente ed economicamente importante come quello di Seravezza, così entrambi si sottomisero nel 1484 ai fiorentini quando espugnarono le rocche di Corvaia e Solaio.

Alla sinistra della Pieve si trova un edificio caduto in rovina, l’Oratorio dell’Annunziata, una chiesetta del Seicento costruita sull’area un tempo occupata dal vecchio ospedale di S. Maria. Oltre che per le cure agli ammalati della Comunità, esso aveva anche la funzione di ospizio dei pellegrini che percorrevano la strada mulattiera che da Riomagno raggiungeva Azzano e, per il passo della Sella e delle Cervaiole, congiungeva il Gran Ducato di Toscana col Ducato di Modena. L’Oratorio era sede di diverse confraternite religiose, che provvidero alla costruzione degli altari laterali della Pieve; vi si riunivano inoltre le confraternite di tutti i paesi circostanti per le grandi feste, specie per la benedizione del Corpus Domini. Nel dopoguerra (1945) l’oratorio fu sconsacrato.

Oggi tra i resti scoperchiati dell’Oratorio dell’Annunziata sotto la Pieve a sinistra, si trova un laboratorio di scultura e all’interno, ogni anno dalla primavera in poi, vi si svolgono corsi di scultura. Allievi di alcune scuole di scultura tedesche si cimentano in una creativa lotta con il marmo, ispirati dalla rara bellezza di quei luoghi.

DESCRIZIONE PIEVE

La Pieve, di forma rettangolare, è rivestita con il bardiglio delle cave sottostanti a cui da il nome. L’ingresso è a ponente, la facciata è suddivisa in tre ordini. Come le altre chiese romaniche della Versilia, in origine dovette essere a una sola navata, le due navate laterali furono aggiunte dopo l’anno Mille, lo testimonia il campanile che sorge isolato lateralmente alla facciata, asimmetrico, in corrispondenza della navata sinistra. Questa torre, quadrata e robusta, è composta di bozze marmoree locali.

Potrebbe trattarsi di una torre preromanica, che in epoca longobarda avesse funzioni oltre che religiose anche militari.

A destra del presbiterio, collocato nella parete si trova il tabernacolo eucaristico di fine quattrocento simile a tanti altri esemplari presenti nelle chiese della Versilia. 

In coincidenza con il soggiorno di Michelangelo (1518-1521) si procedette ai restauri e all’ampliamento della chiesa. Oltre al rosone detto “Occhio di Michelangelo” che la tradizione vuole disegnato dallo stesso scultore ma che in realtà è uscito dallo scalpello di Donato Benti, si aggiunse alla facciata un bellissimo portico abbattuto nell’ottobre 1944 durante la Seconda guerra mondiale. Gli elementi architettonici di questa loggia, che ingentilivano il già meraviglioso scenario, ci riportavano allo splendore dei chiostri e dei portici di Brunelleschi o di Bramante. Gli archi a tutto sesto con la chiave assai pronunciata nel centro, poggiavano su sei colonne lisce; i capitelli, di tipo ionico, con volute, erano sormontati dal pulvino. Le colonne poggiavano sullo stilobate mediante un corto zoccolo. Alle due estremità si trovavano quattro pilastri a raggiera ornati di fregi floreali e zoomorfici, il cui disegno viene attribuito a Michelangelo Buonarroti. Sul pavimento della navata centrale ci sono lapidi sepolcrali di marmo bianco e bardiglio; due di queste sono scolpite a bassorilievo e attribuite dal Santini allo scultore Lorenzo Stagi.

All’ingresso laterale di sinistra l’acquasantiera, formata da quattro lobi con teste umane, che rappresentano le età della vita. Risale al XV° secolo, mentre il fonte battesimale e le pile dell’acqua santa sono opere del XVI° secolo. Dei dipinti che ornavano gli altari vi era fino all’anno 2000 (perché trafugato) nella navata destra, la tela raffigurante la disputa sul S.S Sacramento, di autore ignoto, ma di pregevole fattura.

Il pulpito con fusto e tazza sobriamente scanalati, scomparti della cassa decorati in marmo bianco e svecchiature in marmi variegati è datato 1678 ed è attribuito alla scuola di Stagio Stagi.

Di recente è stato collocato nella navata di sinistra a lato del presbiterio un interessante affresco del XVI° secolo, raffigurante Cristo risorto con i simboli della passione e un angelo.

CERVAIOLE

L’origine etimologica delle Cervaiole è da imputare alla base preromana “gerb, cerv” che significa “terreno incolto”. 

Su “Versilia Oggi”, Pietro Chino scrive “la cava delle Cervaiole è un posto unico al mondo: una sequenza di terrazze di un bianco accecante […] nelle belle giornate il sole si specchia nel mare e se l’aria è limpida all’orizzonte si vedono distintamente le isole dell’Arcipelago toscano e la Corsica; nelle giornate nuvolose il bianco del marmo avvolto nella nebbia produce un singolare effetto di straniamento”.

Tale località è celebre per la presenza di cave che danno marmo arabescato e bianco. È noto che durante la Seconda Guerra Mondiale i tedeschi vi costruirono delle fortificazioni che arrivavano fino al colle del Grattaculo. 

Alle cave delle Cervaiole si accede, con l’autorizzazione della società Henraux, percorrendo la strada che si trova a sinistra, poco prima, la galleria del “Cipollaio”. 

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

Giannelli, Giorgio Almanacco Versiliese, Edizioni Versilia Oggi, 2001, vol. 1 (vedi voce “Cappella (la)”).

 


 

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