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Monte Matanna

Con la sua caratteristica forma piramidale e i suoi 1317 metri di altitudine, il Monte Matanna è il più alto rilievo delle Apuane Meridionali e si trova nel Comune di Stazzema.
Il massiccio comprende anche il Monte Nona (1296 m) e il Monte Procinto (1173 m) separati dal rilievo principale dal Passo del Callare (1139 m).

Il toponimo deriva dal termine etrusco “Matan”, con probabile significato di “sopra”. Secondo altri studiosi invece “mata-matta” starebbe per “area piena di cespugli, montagna, bosco o foresta e, in una forma più arcaica, pietra”.
Anche questa montagna, come del resto tutte le Alpi Apuane, è senza alcun dubbio affascinante dal punto di vista naturalistico: sul crinale immense distese di prati ricchi di caratteristici fiori montani, che con il diminuire dell'altezza lasciano spazio ad ampie foreste di aghifoglie e di faggi, si intervallano a tratti di pietra aspra e nuda.

La vetta si raggiunge in un'ora circa partendo dalla Foce di San Rocchino, oppure dall'Albergo Alto Matanna, costruito ai piedi dei prati della montagna e inaugurato il 26 maggio 1889 dalla senzione fiorentina del CAI.
La zona dell’Alto Matanna è veramente splendida: ampi prati, boschi, rocce e un caratteristico laghetto artificiale: il Bozzone, usato per abbeverare il bestiame presente in zona allo stato brado (come cavalli e mucche) ed è alimentato da risorgenze carsiche.

L'Albergo Alto Matanna inizialmente era raggiungibile solo a piedi, nel 1910 però, con una trovata geniale ed innovativa per l'epoca, fu inaugurato un servizio funiviario che partiva da Grotta all'Onda, interessante sito paleontologico che si trova nel versante sud del Monte Matanna, ed arrivava poco distante dalla struttura ricettiva.

LEGGENDA DELL'ALTO MATANNA

Alla fine dell'800, un ambizioso fabbro di Palagnana di nome Alemanno Barsi decise di sposarsi. La moglie che si scelse era una donnina minuta, non troppo alta e forse neanche tanto bella, ma in compenso possedeva come dote un barile di marenghi d'oro, e questo era quanto bastava per le ambizioni del fabbro. Alemanno con quella dote potè dare sfogo alle sue aspirazioni, e fu così che nel 1890 inaugurò al Basso Matanna (Palagnana) un nuovo albergo (oggi dismesso).

Eravamo in quel periodo in cui si cominciava a parlare di villeggiature, di vacanze, e i signorotti dell'epoca approfittavano di questo modo nuovo di concepire la vita. A questo nuovo albergo quindi i clienti non mancavano e nonostante l'altitudine (750 m) era dotato di tutti i confort più moderni (per l'epoca): si poteva telefonare direttamente a Viareggio e i quotidiani arrivavano puntuali tutti i giorni.

Gli anni passavano e ad Alemanno nacque un figlio, Daniele, che una volta grandicello intraprese il mestiere di rappresentante di utensili da lavoro. Nel suo viaggiare, Daniele conobbe una bella signorina di nome Rosetta di Montecarlo di Lucca, anche lei con una dote molto consistente e quindi si sposò. Rosetta fu confinata subito a dirigere l'albergo del Basso Matanna, dove con grande eleganza lo arredò nel classico stile inglese, come era di moda in quegli anni.

Nel frattempo il buon Alemanno costruì un altro albergo, stavolta all'Alto Matanna (quello ancora oggi esistente e attivo), un posto favoloso, una posizione incantevole, attorniato dalle Alpi Apuane, a 1037 metri d'altitudine.

La famiglia Barsi lassù voleva creare una "Svizzera in Toscana".Il problema rimaneva l'accessibilità e in più bisognava in qualche maniera attirare i clienti più ricchi e aristocratici. Quei clienti però frequentavano le spiagge di Viareggio, e l'Alto Matanna era raggiungibile solo a piedi o a dorso di mulo.

Come risolvere allora il grave problema?

Ci pensò il figlio Daniele, fu una trovata sensazionale, di sicuro impatto: si pensò di portare questi nuovi villeggianti dal mare ai monti utilizzando un pallone aerostatico frenato, una mongolfiera che scorreva su cavi di acciaio che doveva partire dalla Grotta dell'Onda (che si trova a 710 metri d'altezza sul versante meridionale del Monte Matanna). La capacità di trasporto sarebbe stata di 6 persone più il comandante, il diametro del pallone era di 14 metri, l'altezza dell'aerostato in volo superava i 20 metri.

I lavori così partirono: nell'area della Grotta dell'Onda fu costruito l'hangar di legno, il quale poggiava su una base in muratura, mentre da cento e passa operai fu elevato un cavo metallico portante di 800 metri.

Il volo di collaudo fu effettuato con successo il 21 agosto 1910 e venne definito ogni singolo dettaglio: gli ospiti sarebbero stati prelevati dalla stazione di Viareggio,di li condotti in automobile fino a Candalla, poi con la portantina o a dorso di mulo condotti fino alla Grotta dell'Onda dove si sarebbero imbarcati sul pallone. Dopo un oretta circa, una volta giunti alla stazione di arrivo, un'altra portantina in 5 minuti portava i turisti all'albergo "Alto Matanna", ricco anche questo di ogni comodità.

Il 28 agosto 1910, alla presenza di tutte le autorità e della stampa, venne fatta l'inaugurazione. Agli ordini del comandante Frassinetti si ebbe il primo viaggio ufficiale del "pallone frenato" ribattezzato "Rosetta" (come la moglie del suo ideatore Daniele Barsi).

Fu un vero tripudio, la cosa funzionava e fu accolta con grande entusiasmo. Tutti volevano salire sulla mongolfiera, tutti volevano sostare all'albergo"Alto Matanna".

Come si sa però in tutte le belle storie esiste sempre un MA. Nella zona di costruzione dell'hangar e della posa dei cavi era presente una "mestaina", una Madonnina molto antica che gli operai distrussero per realizzare il progetto. La gente di Casoli (frazione di Camaiore)avvertì gli ingegneri e i proprietari che era stato profanato un luogo sacro e che in qualche modo prima o poi il buon Dio se ne sarebbe ricordato...

Arrivò così l'inverno del 1911 quando una notte di febbraio una spaventosa tempesta si abbatté violentemente sulla zona. Dagli abitanti di Casoli fu udito un grande schianto dalle parti della Grotta dell'Onda dove c'era l'hangar che custodiva la mongolfiera nella stagione invernale. Il mattino seguente gli abitanti del paesello si vollero rendere conto del terribile schianto avvenuto e salirono fin lassù. Quello che videro fu apocalittico, l'hangar era completamente distrutto e la stessa misera fine toccò al pallone, ridotto a brandelli. Volenti o nolenti, credenti o meno la profezia degli abitanti di Casoli si avverò,le forze divine si erano vendicate della profanazione del luogo sacro sentenziando così la fine dell'epica impresa dei Barsi.

Sono passati esattamente 110 anni da quei giorni e ancora oggi è visibile per chi percorre quei sentieri la struttura di cemento e le pietre su cui poggiava l'hangar.

 


 

Monte Matanna


 

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