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Pro Loco Seravezza

Pruno

Altezza: 468 m s.l.m.
Abitanti: 120 (al censimento del 31 dicembre 2002)
Chiesa: S. Niccolò
Patrono: S. Niccolò
Eventi e Tradizioni: Presepe Vivente, Befanata

POSIZIONE GEOGRAFICA

Pruno è dominato dalla mole della Pania della Croce, del Procinto e del Forato; il borgo è uno dei migliori luoghi per osservare il suggestivo fenomeno del passaggio del sole, all’alba, attraverso l’arco del Monte Forato.

STORIA

Il Santini fa derivare il toponimo da prunus-susino, citando anche i prugnoli, “piccoli arboscelli, pruni spinosi come dissero i Romani”. Secondo il Giannelli, invece, il nome Prumbo deriverebbe da plumbum-matita dalle vicine cave di lavagna, utilizzate nel VIII secolo anche per coprire i tetti delle case. Con tale nome il paese è ricordato nell'804 e, con le denominazione moderna nell'823. Il toponimo emerge anche in una carta dell' 855 depositato nell'archivio arcivescovile di Lucca che pone la località alle dipendenze della pieve Felicita e Giovanni come ribadisce un documento del 991. Pruno viene spesso appaiato al vicino paese di Volegno: ciò accadde per la prima volta nel 1118, in un atto di livelli di beni ecclesiastici. Da allora il detto “da pruno a Volegno ci vanno le donne a veglio” rimarca tale vicinanza. Nel 1219, gran parte dei beni del paese e dintorni appartenevano ai Nobili di Versilia. Nel 1308 lo statuto della Repubblica di Lucca stabilì che Pruno e Volegno dovessero offrire un cero di sei libbre nel giorno di S. Croce.

LUOGHI D’INTERESSE

CHIESA S. NICCOLÒ

Anticamente la chiesa era dedicata a S. Maria e S. Niccolò. Della chiesa si hanno notizie a partire dal XIII° secolo, per quanto certamente la sua origine sia molto anteriore: si trova registrata nell'elenco delle chiese lucchesi del 1260. La chiesa dipese prima dalla Pieve di S. Felicita in Valdicastello e poi da quella di Stazzema e divenne, infine, parte della diocesi di Pisa nel 1789. Il paese si sviluppa proprio attorno alla torre centrale e conserva la chiesa di San Nicolò. Dell’XI° secolo, era originalmente ad una navata e quindi nel XVI° secolo venne ampliata a tre. All'interno si trovano sculture di Tommaso Baratta del 1706 e un fonte battesimale del XV° secolo.

I SENTIERI

ITINERARIO TURISTICO “LA VIA CELTICA”: ORZALE – PRUNO – VOLEGNO

Il percorso parte da Orzale, antico borgo di Cardoso dove veniva coltivato l'orzo. Da qui costeggiamo il borgo e imbocchiamo la valle del Canal Deglio, ricca di cave ancora produttive. Alla sinistra del percorso si possono scorgere le cave di Pietra del Cardoso, una pietra basica usata anticamente per solai e caminetti e oggi apprezzata e famosa a livello internazionale per le sue caratteristiche refrattarie. La cava nei pressi del borgo di Orzale fu aperta nel 1561 e il materiale estratto fu utilizzato per secoli dalla Magona granducale. Continuando lungo il sentiero arriviamo al Mulino detto “Del Frate” che, vista la posizione, anticamente sfruttava la forza dell'acqua del Canal Deglio e che oggi è strumento didattico per le scuole durante la macinatura delle castagne. Pochi metri più avanti ci imbattiamo nel ponte romano, di origine medievale, danneggiato dall'alluvione del 19 giugno 1996. Dopo il ponte e le vicine pozze di abbeveratoio si incontrano vari metati per l'essiccazione delle castagne. A sinistra scorgiamo le cave di pietra del Cardoso, presenti sotto l'abitato di Pruno, e proseguiamo su una via di lizza anticamente pertinenza delle cave. In seguito, entriamo proprio dentro l'antica struttura medievale di Pruno, dove è possibile ammirare la chiesa romanica di S. Niccolò e l'antico campanile. Lasciamo indietro l'abitato di Pruno e immergiamoci nei boschi di castagno, incontrando di nuovo un metato, datato 1849 e ancora attivo, e infine raggiungiamo Volegno.

ITINERARIO NATURALISTICO: PRUNO – PANIA DELLA CROCE

Il sentiero, contrassegnato dal segnavia CAI 122, inizia dalla scalinata in fondo al parcheggio di sinistra di Pruno, all’entrata del paese.
Si esce dal paese percorrendone le stradine interne e, subito, ci si ritrova in un bosco di castagni che si risale con una bella mulattiera a tornantini. Si arriva così, in breve, a sboccare, nei pressi di un’abitazione, su di una stradello che si dovrà percorrere in salita per circa duecento metri, per ritrovare, dopo un tornante, il sentiero 122 che sale sulla destra della carreggiata.
Si sale per qualche minuto, fino ad incontrare la fine della stradina precedente, nei pressi di una teleferica. Volendo si sarebbe potuto arrivare fin qui con l’auto, risparmiando un paio di centinaia di metri di dislivello.
Si continua a salire fino ad incontrare delle abitazioni, nei pressi delle quali il sentiero costeggia per un pezzo il corso di un ruscello. Pian piano il bosco sembra diradarsi fino ad arrivare ad un piccolo spiazzo con una bella marginetta davanti alla quale il sentiero si biforca. Siamo all’Alpeggio Pereta ed il ramo del percorso da seguire è quello di sinistra, come indicato sul muro della marginetta stessa.
Proseguendo, il sentiero si addentra in un altro bosco di castagni, per uscire poco dopo in ampie praterie di cresta e raggiungere il Passo dell’Alpino, da dove si hanno viste stupende sul Corchia, sulla Pania, sul Forato ed il gruppo Nona-Procinto, ed in basso, sui paesi di Levigliani e di Terrinca.

Dal Passo dell’Alpino il tracciato prosegue, dopo uno strappo iniziale, più dolce, quasi in falsopiano, e, in breve, dopo aver attraversato un boschetto di abeti, raggiunge la Foce di Mosceta, nei pressi della quale si trova il Rifugio Del Freo, dove, volendo, ci si può riposare e rifocillare.
La foce di Mosceta, oltre che un posto stupendo, è anche un vero e proprio crocevia di sentieri; per raggiungere la vetta della Pania della Croce si deve scegliere quello contrassegnato dal segnavia CAI 126, che con una salita costante, ma priva di grandi pendenza, porta dapprima, dopo aver attraversato un boschetto di faggi, alla piazzola elicotteri in località “Tavolino” e quindi, con ampie volte, alla larga, pietrosa cresta sommitale, che in breve tempo conduce alla cima della Pania della Croce (1859 m. s.l.m.). La vista che si gode da questo punto delle Apuane ripaga abbondantemente la fatica fatta per raggiungerlo.
Il ritorno si farà ripercorrendo, all’inverso, lo stesso tragitto.

ITINERARIO NATURALISTICO: ANELLO PRUNO – CASCATA DELL'ACQUA PENDENTE - PRUNO

La strada da Ponte Stazzemese porta ad un parcheggio sotto il paese di Pruno.
Ci dirigiamo verso la chiesa, salendo per la stradina che affianca, in alto, il parcheggio, e che entra nel paese. La Pieve di San Niccolò (XI secolo su base del IX secolo) merita una sosta per visitarla e godere del bel panorama, magari al ritorno della breve escursione che stiamo facendo.
Dalla chiesa scendiamo sulla sua sinistra seguendo uno stradello cementato dal quale si gode bella vista sul Monte Forato, per un tratto entriamo in un bosco di castagni ed in 9’ siamo presso il cimitero. Da qua proseguiamo verso sinistra, costeggiamo una cava di pietra di Cardoso, che rimane a sinistra, mentre a destra si sente il rumore dell’acqua che scorre in basso nel canale di Deglio.
La strada è prima in discesa e poi in salita. Presso uno spiazzo di cava la strada prosegue in discesa verso Cardoso, noi invece ci dirigiamo verso un vicino gruppo di case (21’).
Superate le quali arriviamo ad un bellissimo ponte mediceo (quota 405m) a schiena d’asino sul canale di Deglio, a sinistra sale nel bosco una via di lizza con tanto di indicazione.
Il ponte è presso una cascatella con un laghetto che vediamo a monte, sul ponte stesso è un’edicola del 1800 dedicata a S. Francesco. Dopo il ponte saliamo, troviamo alcune case e dei segni rossi.
A 25’ prima di un’altra casa che si trova in alto lungo la mulattiera che stiamo percorrendo, troviamo una deviazione a sinistra con una piccola indicazione per l’Acquapendente su sfondo bianco sulla roccia. Continuando la mulattiera si va al Colle Orzale e alla Fania.
Il sentiero è segnato con segni rossi ed è una mulattiera che si inerpica nel bosco, formando dei tornanti e salendo abbastanza ripidamente. A 36’ incontriamo una maestà con un’immagine della Madonna.
Adesso il sentiero scende un po’ per poi continuare con saliscendi, a 43’ troviamo una vecchia costruzione adibita a captazione d’acqua sulla quale ci sono delle indicazioni, una indica la Fania seguendo un sentierino in alto a destra.
Ancora pochi minuti (47’) ed attraversiamo alcune rocce tra le acque del canale e vediamo la cascata spumeggiante ormai molto vicina.
Saliamo qualche metro (50’) e troviamo un bivio: a sinistra i segni rossi per il sentiero che faremo al ritorno, mentre davanti abbiamo quelli blu che portano ai piedi dell’Acquapendente.
Saliamo un tratto abbastanza ripido, ed in parte scalinato, per poi percorrere un tratto cementato, la zona infatti presenta anche una serie di opere in cemento armato per imbrigliare la forza delle acque, comunque esse non alterano la bellezza del luogo. Saliamo ancora un poco e siamo alla visione piena della cascata (55’).
Questa si presenta in due rami separati con un balzo di una trentina di metri, la cascata origina dal salto di un ramo del canale Deglio ed essendo la roccia ricca di materiali ferrosi la luce del sole crea bellissimi giochi di luce con sfumature rosse, oggi la giornata non è adatta per questo fenomeno.
Arriviamo fino alla base della cascata dove prospera la Petasites japonicus, pianta che ama i luoghi umidi, con le sue foglie giganti.
Dopo aver fatto foto ed aver goduto dello spettacolo torniamo indietro (sosta di 25’).
In 5’ siamo di nuovo al bivio e prendiamo il sentiero rosso in salita nel bosco e subito arriviamo ad un rudere: Il sentiero è all’inizio in salita, poi scende, in certi tratti in modo anche molto ripido, è scivoloso ed a tratti ricco di rovi, ogni tanto nel bosco ci sono ruderi di abitazioni.
A 26’ siamo ad una teleferica per il trasporto della legna e dopo pochi minuti (32’) percorriamo una scalinata di roccia (detta Scala Santa) con un cavo metallico piuttosto malconcio per aiutare la discesa. A 44’ arriviamo presso il torrente Deglio che costeggiamo per un tratto, adesso il cammino è più tranquillo.
A 50’ siamo poco sopra le case ed il ponte di cui ho detto all’inizio e troviamo un’indicazione molto chiara: Acquapendente sentiero A impegnativo, sentiero B facile.
Adesso risaliamo al paese con una mulattiera che entra nel bosco, nella prima parte allo scoperto vediamo il Procinto, il Nona ed il Croce. In una decina di minuti (1h 01’) incontriamo una casa abitata ed uno stradello che porta al paese che raggiungiamo in pochi minuti. Inizia a piovere.
Arriviamo ad un arco sotto le case che prendiamo sulla destra, ci sono anche segni rossi e raggiungiamo l’auto a 1h 20’.
Consiglio di fare questo percorso tornando per la strada fatta all’andata poiché il sentiero di ritorno, da me descritto, è troppo ripido e scivoloso e a tratti troppo infrascato tra i rovi.
In alternativa è anche possibile evitare di passare dalla chiesa e di scendere troppo: basta dal parcheggio salire le scalinate a sinistra che portano verso il sentiero 122 per Mosceta e da questa scalinata deviare a destra per il paese fino all’arco che a sinistra ci porta subito nella direzione giusta.

TRADIZIONI

Il paese ha mantenuto intatta nel tempo un’antica tradizione teatrale, che ne caratterizzava, sin dal passato, le principali festività. Al suggestivo allestimento della Befanata, cantata per le vie e le piazze dei borghi di Pruno e Volegno, si accompagnano, nel periodo estivo, spettacoli di prosa, concerti, allestimenti di danze e recitazioni di poesia, oltre alle tradizionali processioni e cerimonie religiose. Inoltre, nelle strette viuzze intorno alla torre centrale, in occasione del Natale, viene rappresentato un Presepe vivente a cui collabora l’intera comunità.

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

  • Giannelli, Giorgio Almanacco Versiliese, Edizioni Versilia Oggi, 2001, vol. 1, 3 (vedi voci “Chiese e oratori”, “Pruno”)

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